Mi si nota di più se seguo Sanremo e lo commento con Twitter o se non lo seguo affatto? Nanni Moretti è meglio lasciarlo stare. Ammettere di guardare la televisione alla sera suona un po' come una confessione. Ieri sera, buttando l'occhio su twitter e facebook non ho potuto fare a meno di seguire il sanremocommentato in real time. "La clerici non sa camminare", "La canzone di Pupo è fascista", "Ma avete visto Cassano?", e così via. Di per sè non c'è niente di male. Anzi. La chiosa collettiva è sempre meglio della passività individuale. E' consolatoria. Del resto Sanremo come i Mondiali come il discorso del presidente della Repubblica di fine anno sono come il Natale. Difficile restarne fuori. Eppoi forse non ha neppure tanto senso. La sindrome da circoletto di babbuz radical-intellettuali era giustificata quando era urgente essere altro. Quando Sanremo era veramente considerato un evento di massa capace di oscurare dinamiche e mirabolanti esperienze mediatiche. Ma adesso, almeno io, di alternative non ne vedo. Ieri sera a Ballarò Guido Bertolaso ha ricordato a tutti di essere meno popolare di Obama e più del Papa. Come se l'audience fosse un certificatore morale superiore alla giustizia (e al buon senso). Su un altro canale regionale si discuteva di mazzette nei pacchetti delle sigarette. L'indignazione a me prende alla stomaco e si manifesta con dei sospiri pesanti. La Clerici è nonsense ma come un Maalox, rilassa le viscere. E' rassicurante, consolatoria, fa sentire protetti e al calduccio. "Fuori piove un mondo freddo", prometteva Paolo Conte nel 1981. Quasi tent'anni dopo schizza sulle finestre qualche cosa di più tiepido. Chiudersi in casa davanti a Sanremo è una tossicodipendenza poco onorevole. Anche con twitter? Anche con twitter.
Ps. Per stemperare ho menato fendendi su Dante's Inferno, picchiando come un fabbro.