Il tribunale di Milano ha condannato tre dirigenti di Google accusati di diffamazione e violazione della privacy per non avere impedito nel 2006 la pubblicazione su Google video di un filmato che mostrava un minore affetto da autismo insultato e picchiato da quattro studenti nell'istituto tecnico Steiner di Torino. I dirigenti di Google sono stati condannati a 6 mesi per violazione della privacy. E non per diffamazione il che in teoria scongiura l'obbligo di censura preventiva verso qualsiasi contenuto
da mettere in rete. Questo almeno a sentire gli avvocati della difesa. Va detto: è una sentenza di primo grado ma farà discutere e molto. Su Radio24 un paio di settimane fa nella trasmissione Novalab24 ne avevo parlato con Luca Dello Iacovo perché eravamo convinti che una sentenza di condanna avrebbe fattto molto discutere. Chiedere a Google e ai siti di video sharing di controllare il contenuto dei video uplodati in termini di violazione del diritto della privacy è l'equivalente di chiudere il servizio. Come può un soggetto come Youtube che pubblica miloni di video al minuto controllare se l'utente ha le delibere dei soggetti ripresi nei video? Evidentemente non lo può fare. O quantomeno deve esercitare un controllo preventivo che ridurrebbe il numero di video amatoriali pubblicati. Allo stesso tempo come posso difendermi se su Youtube viene pubblicato un video che viola la mia privacy o peggio mi diffama? E sopratutto chi risponde dei danni? La sentenza come ho già detto è complessa e la prima di questo tipo. E non riguarda solo l'Italia. Ma per la prima volta Google viene ritenuta responsabile.
L'avvocato Guido Scorza ha scritto sul suo blog: "se passa il principio secondo il quale l’intermediario risponde dei contenuti immessi in rete dagli utenti, la Rete che conosciamo è condannata all’estinzione.
Non si tratta di poco rispetto per la disciplina della privacy, il problema è, piuttosto quello di scegliere bene chi deve rispondere, nel modo più severe possibile, per le violazioni di tale disciplina".
La giornata è nerissima per Il motore di ricerca. L'Antitrust starebbe indagando. La Commissione Ue ha confermato di aver ricevuto tra ricorsi da parte di concorrenti di Google che adesso sono sotto esame. L'Antitrust non ha aperto una inchiesta formale, ma ha già chiesto alla società i commenti sull'accusa di aver messo in
atto pratiche commerciali illegali. E dire che proprio ieri sempre Google aveva stretto un accordo con la pubblica amministrazione.