Ricercatori dell'Università della Californa a San Diego hanno compiuto un deciso passo in avanti nella definizione della teoria sull' uncanny valley, vale a dire l'ipotesi elaborata dallo scienziato Mashiro Mori secondo cui quando siamo di fronte a un robot o a un automa antropomorfo più è simile a noi e quindi maggiore è il realismo e meno ci piacciono. Anzi, da un certo limite in poi proviamo repulsione, disagio e fastidio. Chi è arrivato a leggere fin qui ha già capito che questo post interesserà a non più di un paio di persone. Comunque. I suddetti ricercatori hanno sottoposto a risonanza magnetica una ventina di malcapitati nel corso di una sessione di video popolati da robot iper-realistici. Guardando dentro la "testa" delle cavie gli scienziati hanno scoperto che le sensazioni di repulsione, fatidio ecc si attivavano quando il robot cominciava a muoversi. In buona sostanza, il cervello reagisce negativamente quando il movimento tradisce la sua apparente umanità. Quindi finché il robot sta fermo apprezziamo la somiglianza con noi quando comincia a deambulare sale l'inquietudine. Bene. Qui lo studio. Lo stesso però avviene – dico io – per zombi, streghe e mostri vari. Non solo robot. Prendi la bambola assassina. Finché si limita a sbattere gli occhi si sorride, quando inizia a marciare verso di te con un coltello cambia tutto. Quindi, affermo io, il movimento non è tanto e solo una spia che rivela la natura meccanica del fantoccio antropomorfo ma anche una azione potenzialmente pericolosa perché diretta contro di noi. I ricercatori – secondo me – dovrebbero di conseguenza studiare le differenze tra i cambiamenti di espressione del robot e il movimento vero e proprio con differenti prospettive della videcamera. Se viene incontro a chi guarda cosa succede? E se si allontana? eccetera eccetera. Detto questo con certezza possiamo affermare che la scoperta dei ricercatori di San Diego è un passo in avanti nella compresione dell'uncanny valley e anche del mio bisogno di una vacanza.