Uno studio finanziato dal governo Usa sostiene che i videogiochi (non tutti, solo alcuni) mantengono il cervello degli adulti over 50 agile e giovane mentre le parole crociate non apportano alcun beneficio in questo senso. Va subito detto che notizie di questo tipo non sono inaspettate e comunque vanno prese con le molle. Le proprietà benefiche dei videogame (di certi videogiochi) in chiave anti-invecchiamento sono da tempo note. Chi si ricorda Brain Training del dottor Kawashima per Nintendo lo sa. Questa fortunata serie di videogame ebbe il merito di stimolare una serie di studi scientifici (e sociologici) sul tema. In particolare sostenevano che l'esercizio quotidiano del cervello può rallentare il declino cognitivo e addirittura contrastare l'insorgenza di malattie senili. Lo stesso Ryuta Kawashima si era spinto oltre affermando che questi mini-game potevano addirittura aiutare a prevenire patologie comela demenza e il morbo di Alzheimer. Entrando più nello specifico, secondo quanto emerge dallo studio pubblicato sulla rivista scientifica Ploss One e discusso sul Wall Street Journal , il gioco in questione chiamato Double Decision aiuterebbe a rallentare e perfino invertire il declino delle funzioni cognitive associate all'invecchiamento. Il videogioco in realtà è più un concept interattivo e peraltro piuttosto semplice: si tratta di seguire e individuare un'auto senza lasciarsi distrarre da elementi interni al gioco. Dimentichiamoci quindi sparatutto o anche il più semplice dei videogame commerciali in circolazione per console e pc. Per dimostrare la superiorità di Double Decision sulle parole crociate Fredric Wolinsky, prima firma dello della ricerca condotta dal College di Public Health dell'Università dell'Iowa ha diviso un campione di circa 700 over 50 in due gruppi. Il primo lo ha messo a giocare alle parole crociate, il secondo al gioco con le auto. In base a una classificazione elaborata dallo stesso Wolinsky i gamers interattivi si sono dimostrati al termine dei test più smart di quelli old style. A un anno dal test il gruppo delle parole crociate mostrava il tipico declino cognitivo che si riscontra dopo un anno. Il gruppo dei giocatori di video game invece mostrava un "chiaro miglioramento" rispetto a persone della stessa fascia d'età. Come detto prima, questi studi vanno presi con le molle. Personalmente devo ammettere di non amare le parole crociate. Mi fanno sentire vecchio e comunque è un tipo di intrattenimento che non può essere paragonato a quello di un videogame. Su questo non ci piove.
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