Esce Limbo per piattaforma iOs cioè per iPad e iPhone. Per 4,49 euro lo provi anche se ci hai già giocato su console. Primo perché Limbo è stata la prima vera promessa di platform artistico. Poi perché il bambino nero dagli occhietti bianchi bianche che annaspa, salta e cade avvolto in un incubo grigio è stata una esperienze consolatoria per chi ogni tanto si aspetta qualche cosa di nuovo dai videogame. Questo per dire che sono partito con le migliori intenzioni. Grande fiducia nel game designer Arnt Jensen e nel suo team (Playdead), grande stima per la scena indie europea, grande simpatia per la Danimarca come paese. Le migliori intenzioni, come dicevo poc'anzi. L'esperienza su iPad è pure inziata nel migliore dei modi. Il baluginio della nebbia, il dettaglio lattiginoso che scorre via veloce, le orrende bestiacce buie che infilzano e maciullano il piccino, tutti elementi esaltati dal display della Apple. Come anche la colonna sonora, intensa, spettrale e minimal non ha tolto nulla all'esperienza da divano. Dopo una decina di salti però qualcosa è andato storto. Quando il gioco si è fatto un po' più impegnativo, quando insomma toccava risolvere i puzzle con tempismo e un minimo di precisione il touch screen ha mostrato tutti i suoi limiti come interfaccia di gioco. La frustazione del salto per chi come me si è formato videoludicamente parlando su controller, tasti, leve e bottoni ha trovato un ottima valvola di sfogo. La colpa del reiterato insuccesso non era mia ma del tablet. A mente fredda posso anche accettare che possa essere un problema di adattamento al mezzo. Che chi è nativo delle interfacce tattile probabilmente non ha incontrato problemi. Tuttavia, nonostante tutti i nonostante qualcosa va rivisto. Non tutti i giochi possono vivere senza correzioni su console e su tablet. Anzi, solo pochi, pochissimi titoli possono vivere una second life mobile. XCom Enemy Unknown è l'esempio perfetto. Se l'industria si limiterà a clonare i propri campioni da console per amortizzarne i costi, si rischia l'effetto contrario. O peggio di restare in un limbo senza eccellenze.
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