La lettera di Jeff Bezos ai giornalisti del Washington Post

Va letta tutta la lettera che Jeff Bezos il capo di Amazon ha scritto ai dipendenti del Washington nel giorno dell'annuncio dell'acquisizione per 250 milioni di dollari. Alcuni passaggi sono di forma,

I won’t be leading The Washington Post day-to-day. I am happily living in “the other Washington” where I have a day job that I love. Besides that, The Post already has an excellent leadership team that knows much more about the news business than I do, and I’m extremely grateful to them for agreeing to stay on. 

Jeff Bezos è un costruttore di imperi, viene da Wall Street e conosce come pochi il business. Non è un tecnologo e neppure un ediotore alla Murdoch. 

Altri passaggi della lettera sono un po' tanto aulici a conferma che l'uomo ci ha pensato bene prima di mettere le mani su un settore a bassi margini come l'editoria.

 

Journalism plays a critical role in a free society, and The Washington Post — as the hometown paper of the capital city of the United States — is especially important. 

Il pensiero più interessante è però quello legato a internet a al cambiamento che sta portando all'interno dell'industria…

The Internet is transforming almost every element of the news business: shortening news cycles, eroding long-reliable revenue sources, and enabling new kinds of competition, some of which bear little or no news-gathering costs. There is no map, and charting a path ahead will not be easy. We will need to invent, which means we will need to experiment. Our touchstone will be readers, understanding what they care about – government, local leaders, restaurant openings, scout troops, businesses, charities, governors, sports – and working backwards from there. I’m excited and optimistic about the opportunity for invention.

Nulla di folgorante, in Silicon Valley le internet company (e non solo) hanno intuito per tempo che tutto sarebbe cambiato. Investire nell'editoria è un passaggio non obbligato ma coraggioso per chi oggi controlla un pezzo di quella straordinaria macchina di distribuzione di contenuti che è la rete. Amazon prima del giornale aveva già posto le basi con l'editoria (libri) e la tv (serie e format televisivi).  L'intenzione naturalmente non sembra di diventare un editore a 360 gradi ma di affiancare al commercio elettronico (il core business di Amazon) la produzione di contenuti propri (il contrario di quello che stanno facendo alcuni editori tradizionali). Chi si aspetta che anche Google o Apple si muoveranno presto in questa direzione rischia di rimanere deluso. I visionari, quelli veri, giocano a scacchi (e investono) senza timori (nel secondo trimestre Amazon ha registrato perdite per 7 milioni di dollari contro i 7 milioni di utili dello stesso periodo dello scorso anno). I rischi si prendono e Bezos che ha lavorato quando aveva 20 anni negli Hedge Fund lo sa bene.

  • Luca Tremolada |

    Credo che molto dipenderà da come Bezos interpreta l’informazione. Se è un bene saprà come valorizzarla. Se invece è un contenuto allora c’è il rischio che la usi per il commercio elettronico. Nel secondo caso l’esperimento andrà analizzato e seguito con molta attenzione.

  • Lanzi Gianni |

    Della lettera di J. Bezos trovo molto interessante il passaggio nel quale parla di innovare sperimentando richiamando implicitamente il concetto di “innovazione distruttiva”. Infatti, a mio parere, è solo facendo scelte coraggiose che si trova la strada da seguire per migliorarsi e, soprattutto, per incrementare i risultati del proprio lavoro.

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