La fine della trilogia di Gears of war ci svela tre cose:
Primo: A markus fenix è tanto mancata la figura paterna. Un papà assente ma perché aveva molto da fare e non poteva dedicarsi al suo tozzo e violento figliolo. (Gli ultimi dieci minuti del gioco sono surreali e stuccevoli con Fenix che ammazza locuste, abbatte case e schiaccia teste urlacchiando "papà sto arrivando" tra un massacro e l'altro.
Secondo: La regina delle locuste è una escort. Chi dal primo capitolo si aspettava il fatidico faccia a faccia tra markus e la crudele nemica rimarrà deluso. Solo un volgare insulto (bitch) e una coltellata in pancia. Ci si aspettava di meglio e di più
Terzo: A markus non interessano le bionde. Il gioco si chiude con il bracciuto markus che fissa l'orizzonte alla ricerca di un segno, di uno scopo, di una spinta per andare avanti dopo tutti quei morti. Le si avvicina una guerriera dai capelli color del grano che da un po' di massacri gli sta intorno. Lo incoraggia e gli accarezza le manone. Ma lui niente, nè un sorriso e nè un bacio. Insensibile alla bionda accudente resta con il suo testone ciondolante a mirare l'orizzonte.