La chinatown di San Francisco è la più vecchia d'America. Qui i cinesi sono arrivati per primi, hanno lavorato come schiavi nel West subendo la qualunque e sono stati osteggiati con tutti i mezzi in particolare a San Francisco dove l'amministrazione cittadina non li voleva neppure dipinti. La travagliatissima storia della comunità cinese è particolarmente emblematica perché oggi il quartiere asiatico è tra i più belli del mondo nonché meta d'appuntamento per turisti e artisti. Quindi perché non pranzare là? Il richiamo è stato irresistibile anche perché vivo nella piccola chinatown milanese indi ragion per cui per questioni affettive era inevitabile non fare tappa là. L'idea era un cinese ma si è poi optato per un giapponese all'altezza del 700 sulla Grant. Più per stanchezza che per altro: passeggiare a San Francisco è faticoso per chi non è allenato alle salite (e discese). Poi in più erano pure le quattro del pomeriggio, faceva freschino e una ciotola di ramen avrebbe (almeno nella mia testa) allentato ogni tensioni. Così invece non è stato: il locale era una trappola per turisti, la proverbiale pulizia giapponese un inganno e la qualità del cibo era ben lontano da standard accettabili. Insomma, la brodaglia era brodaglia. I goyza invece erano buoni ma mi sono restati sullo stomaco. Va detto che i goyza mi restano sempre sullo stomaco ma li prendo ogni volta per colpa di uno dei miei manga preferito, Dorohedoro, dove protagonista è Cayman, un uomo lucertola cacciatore di stregoni che va pazzo per i goyza. In ogni modo: l'unica consolazione era che costava poco, il che però avrebbe dovuto metterci in allarme. C'è chi sostiene di non mangiare mai giapponese nella chinatown. Ho sempre ritenuto questo avvertimento una solenne stupidata e pure un pelo razzista. Quello che conta al limite è il cuoco e non la provenienza etnica del management. In ogni modo abbiamo sbagliato. Per fortuna il giorno dopo ci siamo rifatti grazie a Paolo Valdemarin, imprenditore del web e amico nonché gran conoscitore di cibo, ristoranti e di San Francisco. Il tutto non precisamente in questo ordine. Ci ha invitato da Sanraku all'incrocio tra la Sutter e Taylor, come ha tenuto a precisare il secondo miglior giapponese di San Francisco. Abbiamo ordinato rolls. Il pesce crudo avvolto nel riso e guarnito con verdure e spezie è sempre stato nella mia testa il piatto più amato dai bambini. Il corrispettivo della Pixar per il cinema d'animazione. Semplicemente perché è colorato e goloso da vedere, volendo si mangia con le mani e ogni pezzo ha un gusto diverso. In particolare da Sanraku i rolls erano spettacolarmente divertenti da mangiare (oltreché buoni). Come ha osservato Valdemarin, sono uno dei pochi cibi per i quali è difficile decidere a priopri un limite. Anzi, forse un limite teorico proprio non c'è.
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