Dante's Inferno, ovvero la Las Vegas della Divina Commedia. Una rilettura videoludica kitsch e smargiassa del capolovaro del Sommo poeta. Trattasi di opera cafona che non poteva non esercitare sulla sete di giustizia di Goozo una attrazione fatale. Chiaramente dell'Inferno di Dante c'è il gusto dalla citazione decontestualizzata. Ma Natalino Sapegno non se ne avrà a male. Di videogiochi parliamo, suvvia. Non prendiamoci troppo sul serio.
C'è però del buono in questo titolo coraggioso – va detto – per un publisher come Electronic Arts.
Lo stile, le luci e le animazioni sono mozzafiato. Poi i demoni non sono mai banali nell'aspetto. E infine i vipi eccellenti dell'inferno sono una consolazione. Nel corso del gioco si incontrano i dannati della Divina Commedia. Noi, come giocatori, possiamo scegliere se condannarli un'altra volta, facendoli a pezzi con la falce oppure salvarli con la croce. Questo semplice giochetto che ci vede giudici di corruttori, violenti, avidi, traditori titilla da morire Goozo. Che infatti ha scelto di squartare politici e intellettuali senza distinzione di sorta e salvare di rimando prostitute, lussuriosi e avidi. In pratica tutti gli altri. Goozo a parte, è vero che Dante's Inferno è un clone di God of War e non ha momenti di gioco davvero esaltanti ma in fondo chissenefrega. La curiosità di vedere come gli americani hanno ri-letto e ri-fatto l'Inferno di Dante vale il prezzo del biglietto.