La Puglia non è solo festa della taranta, Salento e mare. Insomma non è il luogo comune che hanno in testa molti milanesi (compreso il sottoscritto che milanese è solo d'adozione). L'ho capito bene la settimana scorsa a Bari, partecipando a un incontro organizzato da Regione, Teatro Pubblico Pugliese e Confindustria. Ho scoperto che la Puglia è oggi sopratutto una regione che ha scelto una strada precisa: puntare sul sapere e su un turismo intelligente. E a dirlo sono gli investimenti: la Regione, ha affermato il presidente Niki Vendola, in questi anni ha alzato da 0,5 a 4 gli euro per abitante la spesa in cultura. In che modo? Promuovendo notti bianche, festival e appuntamenti a teatro. Riscoprendo il passato pugliese e lanciando due cineporti per trasformare la Puglia in un set al sole per cineasti e nuovi registi. Tutto molto bello ma come si misura l'invenstimento in cultura? Come si giustifica a livello politico un investimento di questo tipo? Su questo tema si è animato un dibattito che per una volta mi è sembrato sincero. Nel senso che raramente capita di vedere enti locali e imprenditori convinti nel cercare nuovi modelli di aggregazione per pronuovere la cultura. Intendiamoci, soluzioni innovatvi non se ne sono viste. Ma almeno non si è dato vita alla solita "cabina di regia" (espressione curioso spessa abusata e che di solito è l'anticamere di frizzanti perdite di tempo) per risolvere ogni problema. Credo che la Puglia in questi mesi avrà i riflettori puntati e non solo per il destino politico del suo presidente. Sono convinto che se si riuscirà a misurare l'investimento in cultura in modo trasparente e preciso, l'interno progetto-Puglia potrà diventare un prototipo interessante da studiare.
Fa un po' effetto discutere di come si misura l'investimento in cultura perché LA settimana scorsa si è parlato di questo a La Puglia della Creativtà, un incontro organizzato .