“Viviamo in un acquario bellissimo. Viviamo nel migliore dei mondi possibili. Ma sogniamo il mare”. Questo l’incipit di Baby, produzione italiana in esclusiva su Netflix prodotta da Fabula Picture e firmata da un collettivo di sceneggiatori under 30 Grams*. Non è sbagliata come potrebbe sembrare se ti fermi alle prime due puntate. Ci vuole un po’ di coraggio all’inizio, poi però acquista subito senso e visione. Ambientata nei quartieri bene della Roma Nord Baby non ha l’intento di volere ricostruire e raccontare lo scandalo delle baby squillo di Parioli. Non documenta, prende semmai ispirazione, preferisce occuparsi di rappresentare l’adolescenza glamour di due lolite con stile e senza troppe scorciatoie. Loro sono Chiara e Ludovica, ben interpretate da Benedetta Porcaroli e Alice Pagani. Convincenti le storie delle due ragazze in cerca di una identità, convincente è anche la scrittura che usa le stories e gli smartphone come strumento di narrazione credibile.
Manca forse il lato oscuro dei teen-agers, quello vero. Quella buia urgenza di volere sapere subito tutto di chi siamo e di chi vorremmo essere. Ne esce un teen drama che vuole essere un po’ troppo per adulti senza averne il passo e la profondità. Che preferisce rifugiarsi nella sicurezza della Roma di Moccia piuttosto che guardare dritto negli occhi chi osserva e nuota intorno alle due ragazze. C’è la compiacenza nel raccontare i colori dell’acquario ma non c’è il coraggio di alzare gli occhi sugli squali che nuotano sul pelo dell’acqua. Resta il romanzo di formazione.