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Il libro “Manga, fast food & samurai” di Peter Carey è la cronaca di un viaggio in Giappone di un scrittore newyorkese con il figlio adolescente appassionato di manga e anime. Lui è odioso. E il romanzo si tiene su un giochino stucchevole fin dalle prime pagine: io (voce narrante e genitore) sono adulto, scrittore e colto e ti costringo a vedere il Giappone che dico io. Tu ragazzino timido e introverso vuoi stare tutto il giorno in una sala giochi invece di bearti ad ascoltare le mie interviste (stupite e impreparate) a registi e autori di anime. Alla fine entrambi capiamo di avere torto e che il Giappone è altro. Quello che manca in questo libro è appunto il Giappone, sempre sullo sfondo e a tratti intuibile da interviste improvviste a testimonial nipponici supertar. Boh, per fortuna la sofferenza è durata 130 pagine circa. 
