La lezione di Twitter

Con 55 milioni di visitatori e un capitale raccolto dai venture capital di 155 milioni di dollari, Twitter non può più nascondersi. L'accordo con Microsoft e Google per consentire ai proprietari dei due motori di ricerca di dragare i dati di Twitter era ampiamento atteso da internet. Quello che colpisce è la tempistica. Ieri sera Bing dà la notizia. La mattina del giorno dopo Google dal suo sito si affretta a fare outing togliendo i riflettori da Microsoft. Questo uno-due sorprende perché rivela l'importanza che i dati dei social network. Si proprio così: dati. Uso la parola dati invece che messaggi, informazioni o altro non per pigrizia. Quello che i due colossi hanno probabilmente pagato – scrivo probabilmente perché nessuno parla di soldi ma tutti immaginano che sotto ci sia un accordo economico –   sono link, chiose, pensieri, mini-riflessioni, notizie, sfoghi, insensate battute di spirito, amenità varie e segnalazioni di articoli. Centoquaranta caratteri e uno o due teletrasporti su pagine web, filmati o foto (di link su twitter più di due non ci stanno).  Questo hanno inglobato Microsoft e Google: una giungla disconnessa di parole e pensieri a cui è difficile o impossibile mettere ordine. O quantomeno estrarre valore. Se fosse così, quello di Google e Microsoft sarebbe un abbaglio storico. Invece non affatto così. Iindicizzare il social network, incorporare la conversazione dei media sociali dentro ai motori significa passare da un internet di aziende, negozi e attività commerciali a una rete di intelligenza collettiva diffusa. Passare dalla geografia al mondo delle idee. Troppa grazia? Proprio per niente. Su Twitter come su altri social network i messaggi si aggregano per # tema, argomento, fatto, evento. Intorno a queste parole chiavi si snocciola una conversazione. Che può tranquillamente andare dalle proprie riflessioni sul traffico la mattina ad contenuti più eterei. Quello che conta è che questi percorsi sono spontanei e non possono essere controllati.Non sono riconducibili a proprietà e denaro (la pubblicità non c'è su Twitter) non vendono oggetti ma idee. Ecco perché i motori sono interessati a Twitter. Perché aspirano a divenire i portali verso una rete che ragiona e si confronta in modo completamente diverso rispetto all'internet che conosciamo. Ed ecco il perché di questa corsa agli annunnci. Nessuno può controllare i social media, ma qualcuno si sta candidando a diventarne la guida.  

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