Alcolizzati, malati da gioco d'azzardo, mangiatori compulsivi, tutti appassionatamente a Las Vegas. Il purgatorio per come me lo immagino io, dove c'è tutta l'America. Che dico l'America, tutto il mondo in attesa di redenzione o di una punizione più grande. Non spetta a noi scegliere. Quello che però possiamo permetterci di decidere è il ristorante, sempre che esista il libero arbitrio. In questa città c'è tutto e di tutto. Chef francesi specializzati in hamburger e cuochi che cucinano solo cibi bianchi. C'è il giapponese-brasiliano di moda ma anche il McDonald con panini da un dollaro. Decidiamo di trattarci bene, perché è tempo di festeggiare così entriamo da Smith & Wollensky E' una steak house ma particolarmente rinomata. Come può essere un ristorante di bistecche particolarmente rinomanto è cosa che sanno solo gli americani. L'interno del ristorante richiama le atmosfere dei circoli per soli uomini. Le foto appese dicono baseball e sigaro, i bagni sono da barbiere di lusso e i camerieri sono virili e compagnoni stando sempre al loro posto. Il che ci riporta al punto di prima. Di solito fatico a entrare in posti come questi perché mi sanno troppo di cuccia perbene e poi costano una sassata. Ma l'occasione è speciale. Perciò ordino non una bistecca ma un piatto che avevo deciso di eliminare dalla mia dieta tre anni fa quando mi ripromisi che non avrei inflitto troppo e inutile dolore alle mie pietanze. Considerate per esempio l'aragosta. Anzi, considera l'aragosta e basta, che è un bellisimo romanzo di Wallace che descrive come solo Wallace sa fare cosa accade e cosa ruota intorno all'aragosta del Maine. Dopo tre anni di astinenza chiedo proprio l'aragosta del Maine. Mi portano un chilo e due di crostaceo rosso (chele e tutto compreso naturalmente). Lo affronto rumorosamente ungendomi fino ai gomiti. Peraltro, Smith-e-l'amico servono l'aragosta del Maine con una ciotola di burro fuso tenuto in stato liquido da una candela. Il che in un certo senso autorizza a ungersi fino ai gomiti. Mi accorgo di non nutrirmi composto perché il cameriere accorre spesso per fornirmi istruzioni. Ma il mio essendo una specie di rituale non abbisogna di consigli così continuo nella mia rumorosa e complessa lotta con il Decapoda. Quando la carcassa rimane sventrata in ogni sua parte e lo spirito del crostaceo è salito in cielo mi do pace. Vado in bagno mi lavo a lungo le mani e affronto la punizione terrena per il mio gesto: il conto.
Ps. Il mio socio (mia moglie) tiene a precisare che ha pagato lei la cena in quanto festeggiata