VM 18. La violenza nei videogame è come la comicità di Buster Keaton, come la gag della buccia di banana. Invece di provocare disgusto o spavento fa ghignare. Lo ha detto alla Bbc Cliff Bleszinski, game designer che viaggia su sportive di lusso autore della pluripremiata e violentissima serie Gears of War. Che lo sostenga lui è scontato. Psicologi e neuroscienziati la pensano diversamente, tuttavia è un dato di fatto che i giochi sparatutto vietati ai minori vendono. E anche tanto. "Call of Duty: Black Ops" nel primo giorno di lancio ha venduto 4mila copie al minuto. Quattro giorni dopo il titolo della Activision ha infranto tutti i record registrando un fatturato di 650 milioni di dollari. Questi giochi appartenenti al genere sparatutto, come si intuisce, si contraddistinguono per il fatto che si spara proprio su tutto. Call of Duty poi quest’anno ha anche una trama, personaggi storici (Fidel Castro, Kennedy, McNamara), citazioni (Il cacciatore, Lost), mutilazioni, sangue e una grafica spettacolare. Meno successo ha ottenuto Medal of Honor nonostante – o forse a causa – della scelta di ambientarlo in Afghanistan ai giorni nostri probabilmente per soddisfare moti nazionalisti e guerrafondai. Di carattere fantascientifico, più disneyano e politically correct (è vietato "solo" ai minori di 16 anni) è Halo Reach, il prequel della saga di Halo. Anch’esso un campione di incassi(3 milioni di copie vendute nel primo giorno di vendita). Cloni a parte sono titoli che evidentemente piacciono. Rischiano però di essere sempre uguali a se stessi, come i reality.
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