Saints Row: The Third non va giudicato, punto e basta. Sarebbe troppo facile gigioneggiare sulle eroine pettorute, sui dialoghi da trivio e su quel senso di malsano goliardia che
percorre come un disturbo intestinale tutto il gioco. Poi lascia perdere che è troppo ghetto-gang per i noi europei, che quel gangster burino fa acqua da tutte le parti e poi non appartiene al nostro immaginario: giocare a Saint Row è come ripercorrere quelle esperienze pre-adolescenziali che vanno dall'esplosiane casalinga delle "miccette" alla gara di rutti e coca-cola. E' liberatorio come gonfiare un palloncino d'acqua, sfogliare un album di fotografie (quelle nelle bustine di plastica), o riassaggiare l'orzo-bimbo-bim-bum-bam. E' uno stato di coscienza. Quando poi nelle primissime fasi del gioco ti ritrovi sbalzato da un aereo in volo, in caduta libera, inseguito dai soliti scagnozzi (e fin qui..) e a rischio di frontale con un aereo di linea hai già ripercorso buona parte del peggio dei film d'azione degli anni Novanta. Quando poi decidi di entrare in volo dentro la cabina di pilotaggio di un aereo, ammazzare quattro o cinque cattivi in volo per poi uscire dal portellone posteriore hai già bruciato i primi due episodi di Mission Impossible. E infine quando sempre in volo chiudi la sequenza riacciuffando la tua letale socia senza paracadute hai ri-scritto in poche decine di secondi vent'anni di action movie. Dici poco?
By the way, è disponibile il Warrior pack Dlc Qui il video che illustra l'ambaradam