Ecco una statistica che non va commentata di getto. L'Italia è il secondo paese al mondo per connessioni a Tor,
il programma che rende la comunicazione anonima su internet. Al primo posto ci sono gli Stati Uniti, dietro noi e
poi la Germania. Viene da domandarsi se siano davvero questi i Paesi più soveglianti. Sarebbe più logico registrare
alte percentuali di Tor laddove la censura online è più forte come in Cina, in Iran o in Siria. Evidentemente qui noi
c'è una sensibilità maggiore a sfuggire ai radar di fantomatici enti governativi o più concreti attori commerciali certamente
interessati più alle abitudini di acquisto che alle nostre idee politiche. Il Transparency Report lanciato tre anni fa da Google
ha confermato che sono costantamente aumentate le richieste dei governi nazionali di deindicizzare contenuti
dal motore di ricerca (censura ndr). In particolare, nella secondo metà del 2012 un boom di richieste si
sarebbe registrato in Brasile (il volano sarebbero state le elezioni politiche comunali) e in Russia, in seguito a
l'approvazione di una nuova normativa su contenuti online. Evidentemente per il supereroe Tor le avventure
non sono finite.