Paternità

La paternità non è una relazione a un convegno. Non si impara con lezioni online. E neppure si insegna sui libri. E’ come fare l’amore: se non sei capace o te lo spiega lei (lui) o devi avere qualcuno di intimo, di cui ti fidi, che ti aiuti. Altrimenti è un casino. Questo per dire che non sono uno che è diventato padre dopo aver studiato. Pensarci ci penso, intendiamoci. Ci penso anche tanto, ora, ora che ho un bambino. Ma so di muovermi a spanne. Provo orrore per i papà-protagonisti, fastidio per quelli che cercano loro stessi nel “nano” che hanno accanto e provo indifferenza per i costruttori di uomini di successo. Me la vivo tranquillamente, insomma. Senza grandi ambizioni.
Poi un giorno, quando c’è la baby sitter, vai tranquillo al cinema con la compagna e alcune scene ti esplodono dentro. Piangi per tutta la durata del film. E senti l’urgenza di scrivere un post. Proprio sulla paternità. Press play.


“A definirci sono le nostre azioni, non le nostre parole” è l’innesco di Captain Fantastic un film di Matt Ross su una coppia che sceglie di stabilirsi lontano dalla società nelle foreste del Nord America. E qui cresce i propri figli, quattro femmine e due maschi tra i cinque e i diciassette anni. Un film divertente sulle convenzioni, il consumismo, le fughe in avanti e il buon senso. Non un filmone ma una storia anche facile nella struttura che però sa dire in modo diretto ai padri tre cose vere, lucide. La prima è che più dei discorsi contano le azioni, l’esempio, quello che facciamo. Non perché il padre debba essere d’esempio ma solo perché i figli non li freghi. Puoi raccontargli tutte le bugie di questo mondo ma le misureranno sempre di te. Meglio essere nudi di fronte a loro, con tutti i nostri difetti e le nostre imperfezioni. Trattarli da individui e non da qualcosa da formare. La seconda è che se lasciati a noi stessi tendiamo a sbagliare. Siamo dei costruttori di mostri. Meglio non prenderci troppo sul serio. Il padre è un mestiere a tempo determinato (on demand, come Foodora). Abbiamo una scadenza poi, nel bene o nel male ci penserà la maestra, la fidanzata, la sfiga, la vita insomma.
La terza detonazione è un classico della letteratura padre e figlio, sul modello if di Rudyard Kipling. Credo funzioni per tutti i papà. Si piange moltissimo.
SPOILER Questo è il dialogo tra Ben il padre e Bo il figlio più grande. Bo parte. Ecco cosa si dicono padre e figlio.
Ben: When you have sex with a woman, be gentle and listen to her. Treat her with respect and dignity even if you don’t love her.
Bo: I know.
Ben: Always tell the truth. Always take the high road.
Bo: I know.
Ben: Live each day like it could be your last. Drink it in. Be adventurous, be bold, but savour it. It goes fast.
Bo: I know.
Ben: Don’t die.
Bo: I won’t.
E beh….