Walking Dead 8, le serie morte che camminano

 
Cari autori di Walking Dead. E’ accanimento terapeutico. Quando arriva alle terza puntata dell’ottava stagione e cominci a sognare la morte violenta di tutti i protagonisti, vuol dire che qualche cosa si è rotto. Definitivamente. E’ vero che tirarla così in lungo non era semplice sopratutto in una serie di zombie che dove il senso è quello di morire da un momento all’altro sotto i morsi di uno zombie. E’ vero anche che siete riusciti a inventarvi un cattivo cattivo cattivo come non se ne vedevano da tempo nelle serie tv. Con mazza da baseball ricoperta da filo spinato, chiodo e sorriso da torero. Siete stati bravi ma ora qualcosa è saltato. I personaggi che abbiamo amato sono diventati melodrammatici e di plastica. Michonne, quella con la katana sempre incazzata, piange come una fontana. Rick è perennemente sudato e mistico, mistico, sudato e fuori di testa. Morgan irriconoscibile, Carol sembra che abbia subito una lobotomia. Nulla sta in piedi e tutto vive in attesa del gran finale. Che a questo punto arriva come una liberazione, per tutti. Credo che gli autori abbiano il diritto/dovere di dire basta e usare una eutanasia dolce verso le loro creature, rinunciano a mandarla tutta in vacca, in modo che il ricordo di una grande serie resti vivo. Anche e forse proprio quando si lavora con i non morti.