Dopo aver perso circa il 10% in un anno, l'industria dei videogame si guarda allo specchio. Il 2009 per la prima si è chiuso in flessione un po' ovunque in tutto il mondo. La crisi ha intaccato anche quello che in un primo momento si riprometteva essere un bene anti-ciclico, ovvero il videogame. Eppure, quella ludica è una industria ormai dai numeri importanti. Nel mondo il valore di questo mercato ha superato i 51 miliardi di dollari. Venti solo negli Stati Uniti, poi Giappone, Europa e via via il resto del mondo. Secondo PwC si tratta solo di una battuta d'arresto. Nel 2014 il giro d'affari salirà a 84 miliardi di dollari, tre volte di più del mercato della musica. Negli Usa, il videogame ha già superato di un paio di miliardi il valore di Hollywood e dei Dvd. Eppure, in questo momenti chi soffre di più sono gli sviluppatori, coloro che creani videogiochi. Electronic Arts, un gigante del settore, quello per internderci che realizza la serie di calcio Fifa nel corso dell’anno fiscale 2010, ha ridotto le perdite nette a 677 milioni di dollari.Ubisoft nei dodici mesi che si sono chiusi al 31 marzo ha registrato perdite operativo di 60 milioni di euro. Ma chi soffre davvero sono le piccole case di sviluppo software indipendente. Per loro sbagliare un titolo può significare uscire definitivamente dal mercato. Sul fronte hardware, la regina incontrastata si conferma la Nintendo. A fine 2009 la casa di Kyoto aveva venduto 129 milioni di console portatili Nintendo Ds e 67 milioni di Wii. Nessuno ha saputo fare meglio di lei. Sony che fino a pochi anni fa con Ps2 aveva in mano il mercato con Ps3 si ritrova in termini di vendute al terzo posto dopo Xbox 360. Per quanto riguarda l'Italia il nostro mercato si è assestato, secondo Aesvi, intorno al miliardo di euro (1,1 mld nel 2009), accusando un calo del 10%. Più pronunciate le flessioni di Germania, Francia e Inghilterra, di quattro o cinque punti superiori.
C'è però da dire che quello italiano è un mercato giovane rispetto a quello degli altri paesi europei. Tuttavia, rappresentiamo una anomalia. In Europa rappresentiamo il 10% del mercato, il 3% di quello
mondiale. In altre parole, con le dovuto proporzioni, mangiamo molto in termini videoludici. Ma produciamo poco. Anzi pochissimo. Il game made in Italy rappresenta nel mondo lo 0,07. Pochissimo, appunto.