Quando ha letto che Civilization – il videogioco di Sid Meier – sarebbe arrivato su console, mi è venuto un coccolone. Ho visto la mia vita sociale – che già langue – completamente azzerata con io, stravaccato sul divano di casa, concentrato a portare il comunismo nel mondo con le buone e con le cattive (si parla di videogame ;)). Leggere questa notizia ha liberato come una madeleine proustiana un’immagine narcotica del mio passato. Mi ha riportato indietro ai tempi dell’università quando io e civilization ci siamo incontrati.
Non vorrei sembrare epico nei toni ma Civilization è realmente un gioco epico, nel senso che ti mette alla guida di una civiltà. Puoi decidere tutto, dalla tasse, alla forma di governo, alle spese militari, religione, ricerca… Potevi scegliere di diventare una nazione ignorante, senza università ma con una potenza militare della madonna. Oppure scommettere tutto su ricerca e democrazia e diritti civili. Io giocavo a Trotsky: Rivoluzione permamente, comunismo, divertimenti e diritti civili a go go. Poi al culmime dello splendore mandavo tutto in vacca e davo libero sfogo all’anarchia. Una partita era capace di durare ore. Ricordo nottate passate a sedare rivolte in Africa, a conquistare copn i carri armati gli Stati Uniti e a creare cittadelle popolate solo da ingegneri (un incubo). Una volta, ho iniziato a giocare dopo il Tg della sera e ho alzato la testa dal pc all’alba. Mi sono sentito un idiota. Per trenta secondi, mi sono sentito un perfetto idiota. Poi toccava a me e ho dichiarato guerra agli Atzechi.