Pubblico la seconda puntata del viaggio in Nepal di Claudia Luise. Buona lettura.
Se volete diventare vegetariani ma non riuscite ancora a trovare lo stimolo giusto per rinunciare alla bistecca, un viaggio a Kathmandu fa al caso vostro. Credo che questo sia uno dei più veritieri slogan pubblicitari che le agenzie turistiche possano usare per vendere pacchetti per il Nepal.
Ero preparata alla totale assenza di igiene, ad una cucina estremamente diversa da quella occidentale, a sapori nuovi e speziatissimi, alle sanguisughe e alla spazzatura. Ma non ai macellai della capitale. Di certo non mi aspettavo celle frigorifere e vetrine lucide, ma almeno un bancone in legno su cui appoggiare le carni. E invece, di solito, manca anche quello. I macellai fanno parte della casta più bassa della società induista, sono degli intoccabili. Le carni vengono vendute in strada, tra fango e spazzatura. Ricoperte di ogni possibile insetto e tagliate a caso, senza alcuna logica, diventa difficile anche distinguere un pezzo di pollo da un pezzo di capretto. Una mattina sono stata davvero male dopo aver visto un topo che passeggiava indisturbato accanto ad un pezzo irriconoscibile di qualche animale non meglio identificato. E ho riso istericamente quando sono stata sorpassata da un motociclista che trasportava 6 polli spennati, senza alcuna protezione, nel noto e caotico traffico cittadino.
Lo so che quando la carne viene cotta non è più rischiosa per la salute, razionalmente ne sono certa. Ma vedere un macellaio dei quartieri periferici di Kathmandu ha messo a dura prova anche questa certezza razionale.