Se potessi mangiare una idea….

Ieri sono stato al Politecnico di Mlano per moderare una tavola rotando di Idea360 su cibo, idee e social network. Il titolo non era questo ma questo: "Innovazione sociale? Si mangia?" Lo so, lo slogan non è felice ma  nella mia testa la canzone "un'idea" di Gaber ha cominciato a ronzare (… se potessi mangiare una idea… avrei fatto la mia…rivoluzione). Tanto da costringermi a iniziare la moderazione parlando appunto di Gaber. Comuque. Alla fine l'accenno a Gaber è caduto nel vuoto e il diabttito si è dipanato intorno a social network cibo e incubatori di idee. Ideatre60, ne ho parlato anche in radio, è una iniziativa della Fondazione Accenture. Il manifesto (sì ha un manifesto) lo trovate qu. Sembra un po' futurista ma solo perché non avete visto i video: sembrano una faticosa mediazione tra comunicazione pubblicitaria, gingle da multinazionali e divulgazione del web anni ottanta. Linguaggio a parte, il progetto intende premiare giovani che hanno idee. E questo è un bene. Il concorso darà 10mila ero al vincitore per "realizzare concretamento" la propria idea. Il che è bene. Vince solo uno, il che è meno bene ma lamentarsi è insensato. Mi ha invece stupito l'atmosfera che si respirava dentro quella aula del Politecnico. Quello di ieri era un barcamp che non era un barcamp. C'erano i twitter lo streaming e tutto il resto ma le parole d'ordine suanovano strane. Non è stata una sensazione. Nel mio intervento ho parlato di simbiosi, della necessità da parte delle imprese di adottare i prototipi di innovazione sociale. Ho ricordato come gli approcci gerarchici finora hanno fallito quando si sono misurati con le logiche di rete. E che imprese, innovatori sociali e università funzionano insieme quando riescono a instaurare tra loro relazioni basate su affinità elettive (parlano la stessa lingua, hanno ruoli diversi ma condividono progetti in sinergia). Messa così sembra un po' professorale. Ma in realtà non sono cose che mi sono inventato, bensì la semplice osservazione di quello che accade quando si sperimenta. Anche Paolo Paolini
discutendo di spazi di innovazione sociale in relazione al cibo ha sollevato il tema della ruolo della grande distribuzione, suggerendo che le imprese di questo tipo dovrebbero stare fuori da contesti di comunciazione dei consumatori. Come dire, è meglio distinguere le funzioni. Mi sembrava financo banale. E invece dal twitter di Idetre60 è arrivata una velata accusa di fare dell'ideologia. E' stato poi detto che le aziende non sono il male,  si può stare tutti insieme appassionatamente, no alle convenzioni ecc ecc. Devo dire che sono rimasto un po' perplesso. Nessuno intorno a quel tavolo voleva tenere fuori le aziende o gli incubatori o le fondazioni. Ci mancherebbe. Semplicemente è bene distinguere gli interessi nel modo più trasparente possibile. Spesso si scambia per ideologia l'esigenza di collocare dentro a un acquario tutte quelle iniziative che chiedono idee e offrono denaro o competenze. Al contrario, più ci si conosce e meglio si possono sperimentare cose insieme. Ciascuno con il proprio cappello.

  • Luca Tremolada |

    Ciao Viola, non ho più esperienza di voi. Ci mancherebbe. Ho solo orecchio. Nel senso che ho avuto la sensazione ascoltando i video che qualcuno mi stesse vendendo qualcosa. Non so se mi spiego. Anche il manifesto di Idea360 sembra una chiamata alle armi, un diktat futurista. Quello che una fondazione dovrebbe fare è mettersi all’ascolto e sostenere. Qualcuno mentre ero al convegno mi ha avvicinato per dirmi: questi di accenture non vogliono rischiare, non vogliono puntare su quattro cinque idee ma far lavorare i propri esperti su idee degli altri. In sostanza – ha concluso uno studente che mi ha detto di non aver partecipato al contest – cercano consulenti magari da assumere. Ecco questo è sbagliato. Non a caso da Twitter più di un ascoltatore della diretta streaming ha chiesto: perché 100mila euro a un solo progetto? Già perché?
    Credo e ho anche detto che l’approccio è quello di farsi adottare dalla rete. Di porsi non come spazio promiscuo in cui concentrare, aziende, innovatori e competenze. Ma di mettersi al servizio delle idee. E questo si ottiene solo distinguendo da subito i ruoli. Se parlo di cibo, voglio trasparenza. Voglio sapere chi c’è dietro al blogger che mi consiglia sulle ricette. Chi paga il nutrizionista. Voglio sapere che ruolo ha un attore della grande distribuzione all’interno di un social network, altrimento non ci credo. O meglio sono spinto a pensare che qualcuno sta manovrando. Siccome questo non è, siccome le idee presentate a idea360 erano interessanti e trasparenti perché non fornire subito chiarezza. Perché al posto del manifesto chiarire cosa si intende per innovazione e definire gli spazi degli innovatori?
    Sono convinto che idea360 abbia tutte le carte in regola per diventare un luogo di innovazione di successo. Forse occorre cambiare atteggiamento e linguaggio. Piccoli aggiustamenti ma di sostanza. E’ un consiglio.

  • Bouche dorée |

    Ciao Luca, ho letto il tuo post piuttosto critico sulla tavola rotonda di ideaTRe60.
    Mi chiedo se in questi casi, quando le aziende si mettono in gioco, non si debba piuttosto valutare (e forse premiare, magari stando a vedere cosa succederà) il loro coraggio piuttosto che puntare il dito sugli inevitabili errori di un colosso come Fondazione Accenture che, pur essendo una ‘corporation’ (anche se senza scopo di lucro), si è buttata in un’operazione (un barcamp) che appartiene a un mondo diverso dal suo. Perchè tagliarle subito le gambe?
    Anche se non è stato un ‘barcamp’ come da definizione wikienciclopedica, penso che sia stato un giusto compromesso tra la grandezza (in senso numerico) dell’organizzatore e l’innovatività del mezzo, il barcamp. Spero di essermi spiegata in modo chiaro.
    Volevo poi chiederti un’altra spiegazione. hai scritto:
    “Solo perché non avete visto i video: sembrano una faticosa mediazione tra comunicazione pubblicitaria, gingle da multinazionali e divulgazione del web anni ottanta”.
    Potresti spiegarmi come dovrebbe essere secondo te un video su ideatre60? Quali caratteristiche dovrebbe avere per non sembrare ‘un video anni ’80’ ed essere all’avanguardia?
    Sono molto interessata alla tua opinione perchè bisogna sempre imparare da chi ha più esperienza di noi.
    Grazie
    Viola

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