A Rimini, all’interno del Chiostro della Chiesa di San Giuliano Martire c’è è un piccolo cinema con meno di duecento posti. È gestito direttamente dalla parrocchia di San Giuliano Martire. Mercoledì scorso ha trasmesso L’oro del Reno, l’opera di Richard Wagner in scena al Teatro della Scala di Milano. Lo ha fatto via satellite, dotandosi di un proiettore digitale. A chilometri di distanza, nell’hinterland milanese, a Gorgonzola, in un’impolverata sala cinematografica un gruppo di ragazzi collegano la loro console al grande schermo e organizzano partite di videogame collettive. Sono esempi di usi non convenzionali delle sale cinema che un po’ stridono con i grandi multiplex o la retorica che sta accompagnando il 3D. «Negli ultimi tre anni più di 150 sale hanno chiuso e sono sale perse per la cultura», spiega Silvana Molino, amministratore delegato di Microcinema, società che ha recuperato o rinnovato con la digitalizzazione 150 cinema. Con meno di 50mila euro, assicurano, una sala può vivere miglior vita, anzi una nuova stagione: «La concorrenza dei multiplex sta costringendo i piccoli a ripensare la loro programmazione. Per intenderci, le 500 sale che in Italia hanno introdotto la stereoscopia sono in un certo senso perse per il cinema non in 3D. Già oggi alla luce del successo economico di queste proiezioni le major propongono programmazione studiate appositamente per la stereoscopia. Ogni due settimane si alternano kolossal commerciali e proiezioni con gli occhialini».
In questo senso la sala cinematografica, grazie al digitale e alla trasmissione satellitare, sia live sia in differita, potrebbe offrire una serie di contenuti alternativi al cinema. In un certo senso è un ritorno alle origini, prima dell’avvento della tv quando nelle sale ci si riuniva e non solo aspettando lo spegnimento delle luci. Ecco quindi l’opera trasmessa in diretta o il teatro affiancato da documentari. Spettacoli considerati in Italia di nicchia dal pubblico ma che non hanno mai goduto di uno spazio autonomo per dimostrare le proprie potenzialità. Parallelamente la piccola sala opportunamente digitalizzata potrebbe specializzarsi promuovendo il cinema di qualità. Almeno in teoria. I più ottimisti parlano di "coda lunga" del cinema, per dirla alla Chris Anderson. Anzi, maltrattando la teoria concepita dall’ex direttore di Wired, perché a differenza dell’online sul grande schermo potrebbero davvero arrivare produzioni completamente nuove. Come ad esempio rassegne in stile YouTube. Oppure progetti come Metal Gear Solid: Philanthropy di Hive Division. Un film completamente autoprodotto da 50 giovani videomaker che con l’ausilio di software open source (nelle schede sotto alcuni dei programmi utilizzati) hanno dato vita a una produzione unica nel suo genere. Il film è stato rilasciato su internet il 27 settembre 2009, gratuitamente. Ma esempi di guerrilla filmaking se ne trovano moltissimi in rete. E forse un domani anche al cinema. «Di solito nella sale viene proiettato solo quello che genera utili – tiene a precisare l’amministratore delegato di Microcinema –. Vuol dire che il mercato continuerà sempre ad operare una forte selezione. Ma con la digitalizzazione i tempi di ricambio si accorciano. Se uno spettacolo non funziona potrà essere sostituito più velocemente. In altre parole, non occorrerà aspettare che qualcuno spedisca la pizza, la pellicola nuova. Chi gestisce le sale potrà sperimentare sicuramente più di oggi». E magari aprire a nuovi generi nati sul Web ma non per questo destinati a restare video da cliccare. Come ad esempio Machinima, una nuova tecnica o forma di animazione, basata sulla possibilità di girare in real time le scene e gli atti dal vivo in ambienti virtuali. In pratica, si usano gli ambienti di videogiochi e mondi virtuali come set, all’interno dei quali, muovendo i personaggi e sfruttando gli ambienti 3D già esistenti, si girano le scene di un video animato. Per la prima volta in Italia mercoledì otto giugno sbarcherà il "The Sims Machinima Film Festival". Una rassegna dedicata a queste forme di animazione. Al Cinema Apollo di Galleria De Cristoforis 2 a Milano saranno proiettati i capolavori più premiati a New York, quelli più acclamati in rete.
Un segno forse che digitalizzazione e tecnologie low cost possono davvero rappresentare una alternativa al kolossal. Sempre che ci sia un pubblico disposto a staccarsi dal piccolo schermo del pc.