Quell'Italia del mobile e-commerce così poco compulsiva

Camera di commercio di Milano. Solo posti in piedi per la presentazione del rapporto e-commerce 2010 di Casaleggio Associati e Barclays, quarto istituto di credito mondiale con 11 milioni di carte diffuse in Europa. Scopo del sondaggio capire come si stanno attrezzando le aziende italiane che praticano il commercio elettronico nei confronti del mercato mobile. Tradotto significa capire se con iPad, iPhone e tablet cantanti qualcuno penserà bene di operare qualche acquisto in mobilità. Segnali dell'importanza crescente dell'internet mobile ci sono tutti, non ultimo lo scontro sulla internet neutrality. E anche qualche numero: nel dicembre 2009 per la prima volta il traffico dati ha superato quello della voce mentre le vendite nel mondo nel 2015 tramite dispositivo mobile dovrebbero attestarsi sui 119 miliardi di dollari con una crescita di quasi sette volte rispetto ai 18,3 miliardi nel 2009 (Abi research). Nello specifico l'Italia è al primo posto tra i maggiori paesi Ue per numero di smartphone e gli italiani che si connettono alla rete dal telefonino o simili sono circa 10 milioni (+29% rispetto il 2009). Insomma qualche numero che descrive l'importanza dell'internet mobile c'è. Anche perché iPhone ha avuto il merito di rompere gli steccati creati dagli operatori telefonici che avevano reso la navigazione su internet una esperienza limitata e imparagonabile a quella su linea fissa. Tuttavia, i problemi permangono. E a dirlo sono proprio i riusltati del sondaggio di Casaleggio che ha interrogato 2.751 aziende italiane nell'e-commerce. Di queste solo il 14% sta attuando una strategia mobile mentre il 35% ha dichiarato di avere in programma un investimento in questo senso. Insomma, quello i numeri lasciano intendere è che la consapevolezza dell'importanza di questo mercato c'è ma non è una priorità. Anche sul fronte delle Apps. Solo il 17% ha realizzato una applicazione e il 18% ha predisposto il sito per la navigazione da mobile. Le ragioni di queste basse percentuali emergono bene dalle testimonianze di Marco Corradino, direttore manager di BravoFly, Federico Vittadello di Rcs Digital. In primo luogo i sistemi di pagamento. Non esiste una standard per ogni dispositivo mobile, ognuno usa il suo, il che rende più complicato garantire alti livelli di sicurezza. Poi c'è il problema del modello di business. Se è vero che iPad e iPhone aprono a un nuovo pubblico (più iPhone che iPad finora) è altrettando vero che passare da Steve Jobs richiede un pedaggio oneroso. Infine, ci sono le limitazioni intrinseche dei telefonini: piccoli schermi, navigazione non sempre ottimale ecc. Senza contare le incertezze e le inquietudini legate alla stabilità della banda larga mobile (se in treno perdo il segnale che ne è della mia transazione?). A monte di queste considerazioni c'è proprio l'atto dell'acquisto in mobilità. Comprare su internet non è qualcosa di irrazionale. E' forse il contrario dell'acquisto compulsivo (vedo quella cosa e la compro). Sul web ci sono link, comparazioni di prodotto, notizie, blogger specializzato. E' forse il luogo dove informarsi meglio prima di aprire il portafoglio. Forse proprio per questo è una operazione che si compie seduti e non in mobilità. 

P.s Davanti a me un possessori di iPad ha passato il tempo smanettando come un matto. Due minuti a scrivere appunti, due minuti sulle foto dei figli, tre minuti su un giochino. Accendeve e spegneva apps. Di navigazione sul web neppure l'ombra. Anche perché la sala non era connessa in wi fi.