Insomma, Super Mario è stato spremuto fino al midollo. Salva principesse bionde dai tempi di Donkey Kong. Era il 1981, allora si chiamava Jumpman saltava barili e menava martellate. Col passare del tempo, quando il suo creatore decise di puntare sull’idraulico italo-americano lo hanno usato senza ritegno: ha guidato go-kart, cavalcato dinosauri verdi, recuperato Mini Mario, giocato a calcio, partecipato ai giochi olimpici ed è infine andato nello spazio a caccia di stelle. Ha affrontato e sconfitto la rana Wart, il re dei funghi, un sè stesso ombra e la sua nemesi Bowser, una tartaruga gigante dalla risata roboante. Si è trasformato in procione, ape, roccia, nuvola è pure diventato gigante e piccolissimo. È stato il primo personaggio a tramutarsi in statua al museo delle cere di Hollywood.
Di lui è stato detto anche di tutto. La sua vicinanza ai funghi ha sollevato sospetti di psichelia e uso di sostanze stupefacenti (il nostro amico salta sui funghetti per schiacciarli). Altri nella salopette e nei baffoni hanno individuato una icona gay degli anni ottanta. Chi addirittura in quel pugno alzato mentre salta un preciso gesto politico. Solo chiacchiere e teorie del complotto che non hanno influenzato la sua carriera. Anche se qualche errore lo ha commesso. Come aver prestato il "volto" al primo film dedicato ai videogame. A impersonarlo c’era Bob Hoskins. Il film non fu un successo.
In ogni modo Super Mario ha superato indenne due generazioni di console, in tutto otto macchine da gioco uscita dalle fabbriche di Kyoto. E’ sopravvissuto all’alta definizione e ai joypad più innovativi. Al gioco social sul modello Wii Sport e a quello per professionisti del videogame. Mentre il mondo videoludico gli cambiava sotto i piedi esattamente come Topolino lui ha saputo restare ben fermo seduto su un successo senza precedenti. C’è da credere che sopravviverà anche al 3D e a tutte le tecnologie che entreranno nelle macchine da gioco. Miyamoto permettendo.