La palla non è mai rotonda

Già si sa: salvo sorprese si contenderanno il primo posto del videogioco più venduto 2010/2011. Sono loro, i giochi del calcio, Fifa e Pro evolution soccer (Pes). L’anno scorso hanno prevalso i giapponesi della Konami, (dati Aesvi) ma quest’anno c’è aria di ribaltone. È dal 2008 che qualche cosa è cambiato. Eppure, per dieci anni Pes ha vinto a man bassa: migliore la fisica della palla, le animazioni e pure l’intelligenza artificiale. Erano anche più simpatici perché pur senza possedere le licenze dei campionati esprimevano il calcio più realistico. Gli sviluppatori canadesi non sono gente che molla facilmente. Una decisa iniezione di soldi e tecnologia e i giocatori virtuali di Fifa anno dopo anno hanno smesso di pattinare sul campo assumendo pose tanto plastiche quando innaturali. La svolta è arrivata con le nuove console (Ps3 e Xbox 360). I game designer di Electronic Arts hanno lavorato molto sulle nuove macchine, sulle animazioni e sul gameplay. Tanto che i titoli oggi se la giocano alla pari. Quasi, alla pari. Fifa continua a essere straripante, l’inter della situazione, un videogame fisico e sontuoso: più di 25 campionati, 500 squadre e 15mila calciatori con licenza ufficiale. Online si può giocare in undici contro undici (c’è anche la possibilità di indossare i guantoni da portiere) e i fuoriclasse – grazie a un nuovo sistema di gioco chiamato Personality+ – si muovono sul campo con e senza palla con lo stile di gioco del corrispettivo milionario. Zlatan Ibrahimovic, per fare un esempio, se lo fate correre troppo si sfianca e lo troverete per il resto del match con le mani sulle ginocchia, Kakà mette la palla dove vuole mentre Chiellini (testimonial del titolo) è di gran lunga più forte del difensore della Juve. Ma a parte qualche esagerazione, colpisce positivamente il grado di personalizzazione: passaggi, tiri e cross possono essere impostati a piacimento rendendo il gioco una simulazione estremamente dettagliata. Il limite è nella complessità. Per prenderci la mano occorre un po’ di tempo.
Più facile entrare nel vivo dell’azione con Pes 2011. Gli sviluppatori della Konami hanno messo mano al gioco perfezionando e correggendo qualche errore di troppo. Messi (testimonial di quest’anno) non è più il trottolino imprendibile delle edizioni precedenti. Tra le novità da segnalare la barra di potenza anche per il passaggio, maggiore libertà di movimento e contrasti più realistici. Sul fronte delle licenze ufficiali, tocca accontentarsi della Champions League e della Coppa Libertadores che si affiancano alla Master League online. Ma, diritti a parte, Pes continua ad essere più immediato nella costruzione delle azioni e più divertente nelle conclusioni a rete. E ha un pubblico di affezionatissimi. Volendo a tutti i costi paragonarlo a una squadra, ricorda la Roma della fine del campionato scorso: divertente, allegra e veloce nel gioco in attacco. Ma allegorie calcistiche a parte, per entrambi i giochi c’è ancora molto da fare. Le telecronache con le frasi sempre uguali risultano un po’ robotiche: per Altafini (Pes) sono tutti gol mancati, anche quando si calcia da metà campo. Le musiche di Fifa invece fanno molto discoteca per adolescenti. A parte qualche ingenuità di troppo dell’intelligenza artificiale (difensori isterici che buttano la palla in calcio d’angolo e portieri come statue di gesso sulle deviazioni) si percepisce che non esiste una vera dimensione psicologica del calciatore. Il campione, per intenderci, non si arrabbia mai, non perde la bussola e neppure si esalta in campo dopo il gol. Prendere due gol di fila non demoralizza la squadra e l’espulsione di un proprio compagno non accende gli animi in campo. Insomma manca quel tanto di umanità che rende la palla davvero rotonda.

pubblicato su nova del 7 ottobre