"Don't forget to mention Android". Dal palco del Tempodrom di Berlino la prima immagine del non strabiliante smartwatch di Samsung recava questa scritta sul display per ricordare che il gadget presentato nei giorni scorsi all'Ifa montava come sistema operativo quello di Google. Solo una foto perché nel corso della conferenza non si è quasi più pronunciata la parola Android. Quella dell'"androide" è una presenza che comunque si fa sentire. E sempre più strategica. Non solo gli orologi intelligenti di Samsung, ma tablet, smartphone, fotocamere, console per videogiochi, televisori, persino il nuovo telefono cordless di Panosonic usano tutti l'Os di Mountain View. Oltre un miliardo di device sono stati attivati. Tanto che non è del tutto stravagante immaginare da qui a breve una invasione di androidi anche nell'elettronica di consumo. "I nostri elettrodomestici usano Linux – rassicura Albert Mombarg, numero uno al mondo della divisione smart tv di Tp Vision, la joint venture di Philips con i cinesi di Tpv -. Preferiamo concentrarci nello sviluppare applicazioni in modo da renderci indipendenti da un sistema operativo. Ma c'è anche da aggiungere che in futuro non si può escludere nulla". Non solo Philips ma anche gli altri produttori di elettronica stanno alla finestra. Agganciarsi al sistema operativo del colosso americano significa rendere gli elettrodomestici intelligenti senza spendere troppe energia nell'alimentare applicazioni, servizi e software. Energie e competenze che che non tutti i produttori di oggetti si possono permettere. In prospettiva però, legarsi a doppia mandata a un sistema operativo che non si controlla, rischia di creare dipendenza. Lo sa bene Samsung che negli ultimi due anni a più riprese ha parlato di Tizen, un sistema operativo open source per dispositivi mobili basato su Linux. L'idea è lanciare una linea di smarphone dedicata entro l'anno. I manager all'Ifa confermano il progetto ma al tempo stesso continuano a esprimere grande fedeltà al sistema operativo di Goolge. Emanciparsi dall'androide non è facile. Tuttavia, analisti come Kevin Burden di Strategy Analytics sostengono da tempo che al gigante coreano farebbe bene ottenere un maggior controllo sul software dei suoi telefonini. Anche perché il mercato sta rapidamente cambiando. Google due anni dopo l'acquisizione di Motorola ha lanciato il suo telefonino (Moto X) diventando di fatto un competitor per i produttori di smartphone. Micorosft nei giorni scorsi ha ufficialmente comprato i cellulari di Nokia e quindi potrà integrare maggiormente nel mobile i suoi sistemi operativi Windows 8 e Windows Mobile con i device. Apple da sempre ha il suo ecosistema e disegna l'hardware sopra servizi e applicazioni. Le piattaforme aperte come quella emergente di Firefox non rappresentano ancora una alternativa. Apparentemente pochi ecosistemi stanno diventando imprescindibili per chi di mestiere "produce" prodotti di elettronica. Come Lenovo, un gigante dell'hardware che ad agosto è diventato il produttore di personal computer numero uno al mondo ed è considerato un leader emergente anche nei tablet, smartphone e smart TV. "Dal nostro punto di vista – racconta a Nova 24 Gianfranco Lanci vice presidente della società – credo che nessuno abbia la capacità per pensare di costruire un altro ecosistema. Il punto non è il sistema operativo ma la manutenzione di queste piattaforme che richiede soldi e competenze. Capisco la mossa di Micorosoft sui telefoni ma non credo che si metterà a costruire pc. Come ripeto spesso, non non produciamo hardware ma siamo integratori di sistemi. E in questo business le capacità di realizzare economie di scale è tutto". Come dire, le dimensioni e volumi di vendita contano. Lo stesso vale per Samsung che studia le proprie strategie partendo dai costi di produzione dei componenti ma anche per nuovi colossi come Amazon. "La tecnologia sta rallentando: non c'è più la magia di un tempo, la competizione si sta spostando sempre di più sul prezzo – commenta Carolina Milanesi, analista ed esperta di device mobile per Gartner -. Samsung come Amazon continueranno a costruire applicazioni su Android. Non vedo per ora la nascita di tante "Apple" che possiedono software e hardware. Chi ci ha provato è rimasto scottato come Blackberry. Inoltre, sarebbe un ritorno al passato, quando tutti i produttori di cellulare avevano un sistema operativo proprietario e le applicazioni erano scritte in Java. Quel mondo è finito anche per mancanza di innovazione, per gli sviluppatori indipendenti non era sostenibile produrre software per ogni singolo cellulare sul mercato". Come allora e più di allora oggi contano le economie di scala.
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