Lavoro da casa da marzo, tipo dall’ultima settimana di febbraio. Prima di allora il mio cane Zelda mi vedeva uscire alle 8 di mattina e ritornare alle 19-19:30. Passeggiata alle sette e passeggiata breve alle 21:00. E poi a letto. Dal lunedì al venerdì. Il sabato passeggiata lunga nel pomeriggio e lunga la domenica. Poi potevano esserci eventi straordinari, come week end fuori o brevi escursioni fuori Milano ma il programma era questo. Da marzo la sua routine è cambiata quasi radicalmente. Le uscite di mattina e sera non cambiano ma io sono sempre a casa e usciamo anche il pomeriggio per una breve passeggiata.
Dopo dieci mesi così la nostra relazione è arrivata al capolinea. Il cane è diventato morboso e possessivo. Dove vado io viene lei. La casa è piccola quindi non ho molti luoghi in cui nascondermi. Se mi alzo lei si alza, se mi siedo si butta giù accanto a me. E poi mi fissa. In continuazione.
Qui siamo nella camera da letto
Qui siamo in salotto
Qui all’ingresso della camera del bambino
Qui quando mi sdraio sul letto
Qui ancora sul divano, non è la foto di prima è un’altra.
Qui durante le vacanze d’agosto
Lo vedete, mi fissa, seria seria. Lo sguardo non è benevolo ma neanche cattivo. Tu lavori e percepisci come una presenza, costante, un giudizio. Alle volte ho l’impressioni di sentirla sbuffare. Ma è solo la mia immaginazione. Ci sono giorni che cerco di fare meno rumore possibile con la tastiera per non svegliarla e provo a cambiare stanza. Ci sono giornate in cui mi giro di scatto per vedere se dorme o mi fissa. Ho intenzione di parlarne con il suo veterinario. E anche con il mio psicologo. Che però non ho. Come ci si sente? In colpa. A essere osservati così ci si sente in colpa: per la pandemia, il lockdowm, per i parchi chiusi e pure per le giornate di pioggia. Poi però la chiami per noi, le fai una domanda, e lei smette di fissarti e comincia a battere la cosa. Allora pensi che va tutto bene.