Di che si parla nei bar? Di calcio, di vita e naturalmente anche di vacanze. Ecco perché sono felice di ospitare tre racconti scritti da Claudia Luise sulle sue avventure in Nepal. Buona lettura
Un buon clacson, freni funzionanti e una grandissima dose di buona fortuna. È il motto degli autisti nepalesi, dipinto con colori accesi su autobus, camion, macchine e motociclette. Del resto bastano poche ore nella capitale per accorgersi che perdere la pazienza non serve a nulla e che segnalare la propria presenza strombazzando a tutto spiano è l’unico modo per farsi valere e uscire vivo dai mitici ingorghi di Kathmandu.
Ma l’inquinamento acustico può essere rassicurante se paragonato all’incoscienza disarmante che contraddistingue la guida in questo paese.
Appena si lascia la capitale per inoltrarsi nella valle, le strade, abitualmente non asfaltate, si restringono ulteriormente e diventano tortuose e sospese nel nulla. Ma non per questo gli autisti si rassegnano a moderare la velocità.
Sorpassare altri autobus in curva, senza visibilità è un’emozione che difficilmente ti risparmiano. Per fortuna, di solito, l’autista è accompagnato da un ragazzo il cui ruolo è sporgersi dal finestrino e battere colpi per segnalare il via libera. 2 colpi può passare, 1 colpo deve fermarsi. La forza del colpo è esattamente proporzionale alla violenza della frenata.
Sono moltissimi gli ostacoli che possono indurre ad un brusco rallentamento: mezzi pubblici in avaria fermi giusto dietro una curva a gomito, carretti in legno spaccati per il carico troppo pesante, carri bestiame lumaca che rallentano all’improvviso, ma soprattutto bovini che scorazzano liberi per la carreggiata. Le mucche sono sacre, com’è noto, e investirne una anche solo per sbaglio può rovinare la vita di un hindu per molto tempo. Per gli autisti nepalesi quindi è meglio rischiare e sterzare violentemente, o inchiodare di colpo che tirare dritto.
E agli occidentali non resta altro che sperare nella buona fortuna, abbandonarsi e fidarsi ciecamente delle capacità del proprio autista, elargire mance sostanziose all’aiuto pilota e munirsi di travelgum ogni volta che il tragitto supera i 10 km.