"Non voglio più vivere alla luce del Sole", scritto da Michael Zielenziger parla degli hikikomori, adolescenti (ma anche trentenni) giapponesi che scelgono di ritirarsi dalla vita, si chiudono nella loro camera, qualcuno usa la rete altri si cibano esclusivamente di manga e videogame per fuggire dal quotidiano. Per tutti l'opzione vita non è una strada percorribile se non all'interno di un ristretto mondo artificiale (e di sofferenza). L'autore racconta le storie di questi ragazzi, intervista i genitori e riporta l'analisi di psichiatri e psicoterapeuti. L'affresco che ne deriva ha il merito di fotografare un Paese – il Giappone – attorcigliato su se stesso, che, a giudicare dal libro, non ha saputo o voluto cambiare il poprio sistema di valori. Dove l'alternativa all'integrazione in un sistema di valori antico è quella dell'emarginazione. La tesi del libro è questa: il fenomeno degli hikikomori è una reazione a un sistema di valori e pratiche che oggi ha fallito la sua funzione di collante sociale. Non ha funzionato perché i sacrifici della vita lavorativa non sono compensati in termine di benessere economico. Perché il rapporto uomo-donna non è cresciuto con il passare dei tempi così come non si è alleggerito il peso della tradizione sulle strutture sociali. I primi a risentirne sono appunto i giovani che rispondono alla giapponese, non protestano ma fuggono dalla realtà. La chiave sociale è convincente ma abbastanza acritica. Il ritratto del Giappone spietato Mi domando se presto o tardi anche l'Occidente si scoprirà terra di hikikomori?