Giappone, il fenomeno degli hikikomori


Copj13.asp "Non voglio più vivere alla luce del Sole", scritto da Michael Zielenziger parla degli hikikomori, adolescenti (ma anche trentenni) giapponesi che scelgono di ritirarsi dalla vita, si chiudono nella loro camera, qualcuno usa la rete altri si cibano esclusivamente di manga e videogame per fuggire dal quotidiano. Per tutti l'opzione vita non è una strada percorribile se non all'interno di un ristretto mondo artificiale (e di sofferenza). L'autore racconta le storie di questi ragazzi, intervista i genitori e riporta l'analisi di psichiatri e psicoterapeuti. L'affresco che ne deriva ha il merito di fotografare un Paese – il Giappone – attorcigliato su se stesso, che, a giudicare dal libro, non ha saputo o voluto cambiare il poprio sistema di valori. Dove l'alternativa all'integrazione in un sistema di valori antico è quella dell'emarginazione. La tesi del libro è questa: il fenomeno degli hikikomori è una reazione a un sistema di valori e pratiche che oggi ha fallito la sua funzione di collante sociale. Non ha funzionato perché i sacrifici della vita lavorativa non sono compensati in termine di benessere economico. Perché il rapporto uomo-donna non è cresciuto con il passare dei tempi così come non si è alleggerito il peso della tradizione sulle strutture sociali. I primi a risentirne sono appunto i giovani che rispondono alla giapponese, non protestano ma fuggono dalla realtà.  La chiave sociale è convincente ma abbastanza acritica. Il ritratto del Giappone spietato Mi domando se presto o tardi anche l'Occidente si scoprirà terra di hikikomori? 

  • Luca Tremolada |

    Forse hai ragione….quindi tu non conosci reclusi in casa?

  • Davide T. |

    PS: buona Pasqua a te e a tutta la redazione, scusatemi se è da un po’ che non mi faccio sentire 😉

  • Davide T. |

    Non credo che qui da noi possano esistere questi hikikomori. Qui un adolescente per entrare davvero in crisi ce ne vuole parecchio, e per come è strutturata la nostra società accade davvero di rado. Poi magari dopo un pò di tempo chiusi in casa arriva l’amico/a che ti torna a far sorridere, il genitore che esaudisce ogni tuo desiderio(sbagliato per certi aspetti ma non per questo), e si torna nella vita normale. I giapponesi sono troppo “automi” per far ciò?

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