La democrazia su Facebook

La privacy? Doesn't matter, a chi importa. Per farla facile si potrebbe chiosare così. La chiamata al voto di Facebook si è rivelata un flop.  Hanno partecipato solo 342,632 persone, una percentuale imbarazzante se contiamo i 900 milionid i utenti Facebook. Da qui la decisione di Zuckerberg e soci di tirare dritto e non modificare le le regole della privacy.  "Se è meno del 30% degli utenti attivi a partecipare al voto, i risultati sono solo a titolo orientativo. Facebook (quindi ndr) adotterà le modifiche proposte alla Dichiarazione dei diritti e delle responsabilità e alla Normativa sull'utilizzo dei dati, visibili cliccando sui link seguenti: DDR e Normativa sull'utilizzo dei dati". In rete Angelo Marra  ha messo in dubbia la buona volontà dei manager di Fb giudicando strumentale l'inziativa. In realtà al di là dei processi alle intenzioni è la prima volta che un social network si sottopone a referendum. Anzi, è la prima volta che un social network chiede un parere ai propri iscritti su un tema delicato come la privacy. Di per sè non significa che Facebook sia diventata una agorà digitale. Resta una multinazionale, pure quotata in borsa (e pure male): gli utenti sono prodotti e non cittadini.  E come tali il loro (il nostro) valore è legato non tante alla qualità delle idee che esprimiamo ma all'attività che esercitiamo dentro al social network. Tutte cose che conosciamo bene. Semmai stupisce la bassa afflluenza. Si scrivono tonnellate di parole sull'importanza della consapevolezza della privacy, tonnellate di articoli sull'uso dei dati che viene fatto nostro malgrado. Eppure, la soglia di attenzione sembra bassissima. E non è questione di architettutura software o cattiva volontà. Nessuno ci ha chiesto di andare a un seggio per votare. Non abbiamo rinunciato a mare e vacanze. La partecipazione era a portata di clic. Semplice, semplice. Non ci sono scuse che tengano. Probabilmente in quanto prodotti abbiamo smesso di rivendicare diritti. Preferiamo avere in cambio servizi, e anche di qualità.

 

Un ente esterno ha controllato i dati e confermato i risultati finali, che mostrano che circa. Nonostante gli sforzi significativi da parte nostra volti a incoraggiare gli utenti al voto,  hanno partecipato solo 342,632 persone, ovvero una porzione decisamente ridotta della nostra base di utenti composta da oltre 900 milioni di persone. Come indicato in entrambe le normative e in occasione di questo processo, se è meno del 30% degli utenti attivi a partecipare al voto, i risultati sono solo a titolo orientativo. Oggi Facebook adotterà le modifiche proposte alla Dichiarazione dei diritti e delle responsabilità e alla Normativa sull'utilizzo dei dati, visibili cliccando sui link seguenti: DDR e Normativa sull'utilizzo dei dati. Nel prendere questa decisione, abbiamo considerato diversi fattori.

 

  • hybris80 |

    Sì. Anche se l’abbandono può essere anche atto “politico”.
    Sebbene i non ci siano strumenti di pressione, Facebook non può fare comunque sogni tranquilli in quanto quegli account attivi sono a rischio volatilità…

  • luca tremolasa |

    In pratica sanno leggere e scrivere ma non capiscono un grafico, una tabella e la comprensione si ferma al primo o secondo capoverso di un testo. Infatti quando leggo che le percentuali del digital dividide mi faccio sempre il segno della croce. Tuttavia, il punto è che Facebook è sì una comunitò geopolitica ma privata. E’ soggetta al diritto privato non a quello pubblico. In quanto tale le uniche instanza che codifica sono l’abbandono (quit, me ne vado) o l’assenza di attività. Manifestazioni, petizioni, referendum sono strumenti di marketing o crm evoluti per migliorare il servizio. Strumenti di pressione per cambiare Facebook non ce ne sono. A meno di entrare nel cda con Zuckerberg. O diventare azionisti di peso ma non mi sembra poi sto grande affare, di questi tempi.

  • hybris80 |

    errata corrige
    Per De Mauro il 38% della popolazione si fermerebbe alla comprensione di testi di bassa difficoltà (was: non comprenderebbe testi di bassa difficoltà).

  • hybris80 |

    Ma con tutta la buona volontà e disponendo pure di un grado di impegno civico/politico medio – chi ha il tempo di leggere e capire quel burocratichese della normativa e dei sottili risvolti del testo espressi da una specifica parola invece che un’altra?
    Era prevedibile che la chiamata al voto avrebbe avuto lo stesso successo di una riunione di condominio in prima convocazione. In quel numero di account attivi, quanti sono i minorenni certamente presenti che mentono sull’età? Inoltre De Mauro disse che il 71% della popolazione si trova al di sotto del livello minimo di lettura e comprensione di un testo scritto in italiano di media difficoltà. Il 38% della popolazione invece non comprenderebbe testi di bassa difficoltà. Suppongo che anche altri paesi potrebbero avere dati simili.
    Democrazia non è solo votare. E’ informarsi, capire, discutere, criticare, costruire, non si può ignorare il retroterra sociale e culturale di questi account attivi prima di tentare interpretazioni sui dati…
    Secondo me è un errore considerare Facebook una comunità geopolitica – e quel 30% di quorum era indice di megalomania. La seconda in un tempo molto breve.

  • Luca Tremolada |

    A senso sono d’accordo con te.

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